Termini di impugnazione gare d’appalto: quando l’accesso agli atti sospende i termini processuali
Il Tribunale Amministrativo Regionale del Veneto, con la sentenza n. 768 del 20 maggio 2025, ha chiarito una questione fondamentale per gli operatori economici: quando e come l’istanza di accesso agli atti di gara può sospendere i termini per l’impugnazione nel nuovo Codice dei Contratti Pubblici.
La controversia ha offerto al TAR l’occasione per interpretare il nuovo sistema introdotto dal D.Lgs. 36/2023, che rivoluziona completamente la disciplina dell’accesso agli atti nelle procedure di gara.
Il nuovo sistema di pubblicazione automatica
L’articolo 36 del nuovo Codice introduce un meccanismo completamente diverso dal passato: l’offerta dell’aggiudicatario, i verbali di gara e tutti gli atti presupposti all’aggiudicazione devono essere resi automaticamente disponibili sulla piattaforma digitale contestualmente alla comunicazione dell’aggiudicazione, senza necessità di specifica richiesta.
Questo sistema elimina la tradizionale procedura di accesso agli atti, concentrando tutti gli adempimenti informativi nel momento dell’aggiudicazione per unificare il termine di impugnazione tra tutti gli operatori interessati.
Il problema dell’inadempimento della stazione appaltante
Nel caso esaminato, la stazione appaltante non aveva rispettato l’obbligo di pubblicazione automatica, costringendo l’operatore interessato a presentare istanza di accesso agli atti 29 giorni dopo la comunicazione dell’aggiudicazione. Le controparti hanno eccepito l’irricevibilità del ricorso sostenendo che l’istanza di accesso doveva essere presentata entro 15 giorni.
Questo termine di 15 giorni derivava dalla giurisprudenza formatasi sotto il precedente Codice del 2016, che lo mutuava dall’art. 76 del D.Lgs. 50/2016. Tuttavia, il TAR Veneto ha chiarito che tale norma è stata abrogata e nel nuovo Codice non esiste alcun termine specifico per l’istanza di accesso in caso di inadempimento della stazione appaltante.
La soluzione del TAR: effetti dilatori atipici
Il Tribunale ha stabilito un principio di grande rilevanza pratica: quando la stazione appaltante viola l’obbligo di pubblicazione automatica degli atti, l’istanza di accesso successiva genera “effetti dilatori atipici” non disciplinati dal legislatore.
In questi casi, il termine di 30 giorni per l’impugnazione previsto dall’art. 120 del Codice del processo amministrativo decorre dalla conoscenza effettiva degli atti oggetto di contestazione, non dalla comunicazione dell’aggiudicazione.
Questa interpretazione ha importanti conseguenze:
- Per gli operatori economici: possono presentare istanza di accesso anche oltre i 15 giorni senza perdere il diritto di impugnazione, purché i motivi di ricorso derivino dalla conoscenza degli atti non pubblicati
- Per le stazioni appaltanti: l’inadempimento agli obblighi informativi può comportare significative incertezze sui termini processuali e ritardi nell’affidamento
Implicazioni operative
La sentenza rafforza l’obbligo delle amministrazioni di garantire un livello informativo pieno e tempestivo attraverso la pubblicazione automatica sulla piattaforma digitale. L’inosservanza di questo obbligo non solo viola il Codice, ma può generare incertezze procedurali che compromettono l’efficacia dell’intero sistema.
Il TAR ha sottolineato come la concentrazione degli adempimenti informativi nella fase di comunicazione dell’aggiudicazione rappresenti una delle novità più significative del nuovo Codice, finalizzata proprio ad evitare l’insorgenza di termini processuali incerti.